Mentre le città perdono la loro capacità attrattiva a causa della pandemia, i dati del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, pubblicati oggi da Repubblica.it, lasciano intravedere mutazioni delle aree urbane ancora più profonde con un impatto sul settore immobiliare.
A parlarne con la testata diretta da Maurizio Molinari é Gian Battista Baccarini, Presidente Nazionale FIAIP, che sostiene come anche causa della pandemia: “La casa era ed rimasta un bene rifugio e rispetto al passato la situazione é mutata. In seguito alle restrizioni legate al Covid-19 sono aumentate del 15 per cento le richieste per la prima casa, legate ad immobili grandi e con spazi esterni per timore di dover limitare ancora a lungo i contatti con gli altri. Si guarda molto più al margine delle città o alla campagna, vicina però a tutti i servizi che vanno dai supermercati alla possibilità di avere un accesso alla rete a banda larga”.
“Alcune aree in Italia finiranno per assomigliarsi, come Lazio e Sardegna. La Pianura Padana avrà le stesse emergenze climatiche della Campania e sarà investita d’estate da ondate di caldo che colpiranno vegetazione, animali, persone. Al sud invece avremo temperature che regolarmente saliranno sopra i 40 gradi: quel che abbiamo visto accadere in Australia negli ultimi anni è solo un’avvisaglia”. A sostenerlo é Paola Mercogliano, climatologa del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc), che descrive così l’Italia del futuro ai tempi della crisi ambientale se i gas serra continueranno ad aumentare inesorabilmente. Un fenomeno consolidato che insieme alle mutate condizioni sta mutando profondamente alcuni comparti come l’agricoltura, il turismo e l’immobiliare.
Migranti climatici e nuovi modelli per le città
Già oggi – secondo Repubblica.it – le città, specie quelle più rilevanti e care dal punto di vista economico come San Francisco, Londra, Milano, si stanno svuotano per la combinazione del lavoro in remoto e le paure nei confronti delle zone troppo affollate. Le persone cercano una qualità abitativa migliore in aree meno care rispetto a quelle della città in quartieri e paesi ai bordi o nei pressi delle metropoli, raggiunti dai servizi essenziali cominciando dalla connessione al web fino ai collegamenti veloci da e verso le città. Crisi climatica e pandemia stanno rallentando un fenomeno come quello dell’urbanizzazione che sembrava inarrestabile e sono in netta crescita gli acquirenti d’immobili che si rivolgono alle agenzie immobiliari chiedendo case in zone verdi o borghi limitrofi alle città, pensando alla situazione e alla qualità della vita che diversamente rispetto ai centri urbani si potrà vivere in futuro nel 2050.
Si punta ai borghi limitrofi con affitti a lungo termine o compravendite. L’importante sono i collegamenti con il centro città che non deve distare più di due ore per chi ha necessità di recarvisi una o due volte la settimana. “Potrebbe diventare una tendenza stabile se lo smart working diverrà una pratica comune anche dopo la fine della pandemia”, spiega Baccarini. “Il nostro Centro studi FIAIP ha rilevato anche un più 20 per cento delle seconde case sempre nella stessa ottica, spinto dall’idea del bene rifugio in tempi incerti oltre che dalla necessità di fare le vacanze in un luogo sicuro”.
Roma, 10 Marzo 2021
Fonte: Ufficio Stampa