Migranti climatici e nuovi modelli per le città
Già oggi – secondo Repubblica.it – le città, specie quelle più rilevanti e care dal punto di vista economico come San Francisco, Londra, Milano, si stanno svuotano per la combinazione del lavoro in remoto e le paure nei confronti delle zone troppo affollate. Le persone cercano una qualità abitativa migliore in aree meno care rispetto a quelle della città in quartieri e paesi ai bordi o nei pressi delle metropoli, raggiunti dai servizi essenziali cominciando dalla connessione al web fino ai collegamenti veloci da e verso le città. Crisi climatica e pandemia stanno rallentando un fenomeno come quello dell’urbanizzazione che sembrava inarrestabile e sono in netta crescita gli acquirenti d’immobili che si rivolgono alle agenzie immobiliari chiedendo case in zone verdi o borghi limitrofi alle città,  pensando alla situazione e alla qualità della vita che diversamente rispetto ai centri urbani si potrà vivere in futuro nel 2050.
 
 Si punta ai borghi limitrofi con affitti a lungo termine o compravendite. L’importante sono i collegamenti con il centro città che non deve distare più di due ore per chi ha necessità di recarvisi una o due volte la settimana. “Potrebbe diventare una tendenza stabile se lo smart working diverrà una pratica comune anche dopo la fine della pandemia”, spiega Baccarini. “Il nostro Centro studi FIAIP ha rilevato anche un più 20 per cento delle seconde case sempre nella stessa ottica, spinto dall’idea del bene rifugio in tempi incerti oltre che dalla necessità di fare le vacanze in un luogo sicuro”.