Se ne sono accorti quasi tutti: il turismo ha cambiato faccia. Quasi nessuno però ha il coraggio di dire che il boom degli arrivi registrato ormai da anni nel nostro Paese è stato assorbito quasi completamente da nuove forme di accoglienza.
Dopo i B&B e gli agriturismi, sono sempre più numerosi i proprietari di casa che affittano il loro immobile, o parte di esso, ai turisti.
Le agenzie immobiliari e il fenomeno degli affitti brevi
Il fenomeno delle case vacanza e degli affitti brevi ha aperto le porte del Belpaese a centinaia di migliaia di nuovi turisti stranieri, che vogliono vivere e scoprire l’Italia in una dimensione che non sia solo quella del classico tour: Venezia, Firenze, Roma.
Gli stessi turisti nostrani cercano nuovi stimoli al di fuori delle classiche mete estive. Al ritorno delle vacanze la domanda più frequente era: “Dove siete stati?”. Oggi, invece, è diventata “che cosa avete fatto?”.
Un turismo, quindi, che si sta diffondendo in gran parte del nostro territorio. Ad accompagnare la crescita di questo fenomeno ci sono, oltre ai proprietari immobiliari, gli agenti immobiliari.
Erano circa 8.000 le agenzie immobiliari che si occupavano di affitti turistici alla fine degli anni Duemila, e principalmente operavano nei classici luoghi di villeggiatura. Oggi le agenzie immobiliari che operano negli affitti brevi e nelle case vacanze sono 18.000, e l’offerta di appartamenti e case in locazione è di circa due milioni di pezzi. Naturalmente, per distribuire un numero così imponente di abitazioni per turisti, l’agente immobiliare ha dovuto cambiare completamente il suo modo di operare.
Gli agenti immobiliari, punti di riferimento per i turisti
Airbnb, Booking.com e tanti altri portali sono la nuova vetrina degli agenti immobiliari, che non vedono più i giganti del Web come concorrenti ma come un’opportunità per diffondere meglio e più velocemente il loro prodotto. Ma il successo delle agenzie immobiliari, nel campo della locazione breve, è in larga parte dovuto al servizio che viene erogato: accoglienza, assistenza e vicinanza, sono le tre regole d’oro.
Il turista non affitta un semplice appartamento, ma storia e cultura, e gli agenti immobiliari il più delle volte sono i suoi punti di riferimento verso una prima scoperta del territorio. Il turista che decide di affittare una casa nel il 90% dei casi vuole conoscere il territorio, e questo apre le porte ad una crescita collettiva delle comunità che favoriscono queste iniziative.
Il 90% delle unità immobiliari messe a disposizione dei turisti viene affittato da gruppi di almeno quattro persone, chiaro sintomo del fatto che le famiglie italiane o estere trovano economicamente più sostenibile soggiornare in un appartamento piuttosto che in un albergo. Questo dato ci permette di comprendere come una larga fetta di turisti stranieri non si sarebbe potuta permettere un soggiorno in Italia.
Un metodo per combattere lo spopolamento
Ma è chiaro che il boom degli affitti brevi abbia nel tempo causato alcuni problemi, nelle maggiori città italiane, producendo un fenomeno di svuotamento dei residenti a favore dei turisti. Il grido di allarme è stato lanciato da più parti, e alcune amministrazioni regionali stanno tentando di risolvere il problema aumentando la burocrazia a carico dei proprietari e cercando di equipararli agli alberghi. Quindi, con l’introduzione di nuovi obblighi e balzelli.
Se da una parte è naturale “proteggere” le nostre città dalla calata dei barbari, dall’altra è controproducente uccidere in culla una nicchia di settore che nell’ultimo anno ha ospitato oltre tre milioni di turisti.
Per risolvere il problema basterebbe creare una fiscalità di vantaggio a livello locale per chi affitta in aree al di fuori dal centro storico e creare una no tax zone, incentivando i proprietari che possiedono immobili all’interno dei borghi storici e nelle comunità montane, o in altre realtà che stanno lentamente morendo per l’allontanamento dei giovani dalle loro comunità.
Lo spopolamento delle comunità montane o dei borghi storici, infatti, può essere arrestato rigenerando l’economia cittadina e riportando i giovani a investire sui loro territori, creando quindi una nuova filiera di settore che parte dalla ristrutturazione del patrimonio immobiliare e arriva fino alla rinascita della piccole botteghe artigianali. Tutto questo grazie al turismo.
Vivere la città, non solo visitarla
Chi frequenta un albergo, solitamente “visita” la città; chi affitta un appartamento la città vuole “viverla”, calandosi completamente nella realtà e nella cultura del luogo.
La casa vacanza indubbiamente genera un benessere diffuso nell’economia del luogo. Per questo motivo è auspicabile che chi si occupa di turismo in questo Paese, insieme alle amministrazioni comunali, comprenda questa opportunità e favorisca la locazione breve. Chi di noi non vorrebbe soggiornare almeno una notte a Civita di Bagnoregio o in uno dei mille borghi italiani, anziché effettuare una visita mordi e fuggi?
Le potenzialità sul territorio delle locazioni brevi
Le opportunità che questo nuovo settore ci offre sono veramente alte. Anziché combattere il fenomeno delle locazioni brevi sarebbe saggio cercare di canalizzarne gli effetti positivi su tutto il territorio nazionale, cercando di fare quello che in Italia non si è mai fatto: gestire il turismo con un progetto di lungo periodo, che esalti i vari tipi di accoglienza e che permetta ai viaggiatori di scegliere come vivere al meglio il tempo a loro disposizione.
Una riprova che sia possibile riconvertire e rivitalizzare alcune piccole comunità ce l’ha fornita a suo tempo Giancarlo Dall’Ara con gli alberghi diffusi, un’idea geniale che sta dando i suoi frutti. Così è possibile che tanti singoli proprietari, accompagnati dalle amministrazioni comunali, possano creare un modello plurale di accoglienza che veda la partecipazione della città e dei cittadini a un progetto comune, ma che nel contempo permetta ai proprietari immobiliari di mantenere le caratteristiche di chi vuole destinare alla locazione il proprio immobile per brevi periodi, senza per forza diventare imprenditore turistico.
I trend di crescita per questo tipo di turismo sono altissimi, e così le stime per la creazione di nuovi posti di lavoro. L’unico pericolo che corre il settore è che le lobby del turismo tradizionale, e la politica in generale, si impossessino della materia, distruggendo l’ennesima potenzialità di questo Paese.
Paolo Righi, Presidente Confassociazioni Immobiliare – Past President Fiaip