Voglia di innovazione: le imprese femminili hanno una marcia in più. Investono meno, ma puntano su digitale e green.
Nel 2021 sono quasi un milione e 343mila le imprese femminili in Italia: la maggiore parte di loro opera nel settore dei servizi (66,8%), seguito a netta distanza da quello dell’agricoltura (15,4%) e da quello dell’industria (11,3%).
Dal V Rapporto sull’imprenditoria femminile, realizzato da Unioncamere in collaborazione con il Centro studi Tagliacarne e Si.Camera e presentato nei giorni scorsi a Roma, emerge un fatto assolutamente certo: quanto a voglia di innovazione, le imprese femminili hanno sicuramente una marcia in più, anche se le analisi effettuate mostrano anche che le imprese femminili hanno una minore capacità di sopravvivenza: a tre anni dalla loro costituzione, restano ancora aperte il 79,3% delle attività guidate da donne, che sempre di più, tuttavia, scelgono la via dell’impresa, registrando il 10,5% del totale delle aziende condotte da donne (mentre l’imprenditoria giovanile pesa il 7,6% sull’insieme delle imprese maschili).
Per quanto riguarda gli investimenti, un 31% di aziende femminili ha aumentato o mantenuto costante gli investimenti in tecnologie digitali in questi anni, il 22% ha fatto altrettanto nella sostenibilità ambientale. Le donne d’impresa, quindi, si sono lanciate nella duplice transizione che le politiche europee sostengono con forza e che rappresenta uno degli obiettivi del PNRR italiano, ma non senza difficoltà. La metà delle imprese femminili, infatti, ha interrotto gli investimenti o addirittura esclude di volerli avviare nel prossimo futuro.
“Di fronte alle grandi sfide poste dal PNRR al sistema produttivo nazionale, le donne italiane a capo di un’ impresa stanno rispondendo positivamente, accelerando sul fronte degli investimenti digitali e in tecnologie più rispettose dell’ambiente. Ma questa inclinazione va sostenuta ed aiutata. Le imprenditrici, infatti, sentono l’esigenza di migliorare la formazione alle nuove tecnologie 4.0 e green sia a livello scolastico che universitario, di avere un accesso più facile alle risorse finanziarie, di semplificare le procedure amministrative. E chiedono anche una forte e costante attività di sensibilizzazione su questi temi, per comprenderne meglio la portata e gli effetti. Sulla loro strada, le imprenditrici troveranno le Camere di commercio, che non hanno mai fatto mancare il proprio supporto a tutte quelle donne già impegnate o che aspiravano a impegnarsi nel mondo dell’impresa”.
Queste le parole del presidente di Unioncamere, Andrea Prete, che ha aperto la conferenza stampa di presentazione del V Rapporto nazionale sull’imprenditoria, durante il quale sono intervenute, tra gli altri, Tiziana Pompei, vice segretario generale Unioncamere, e Loretta Credaro, presidente della Camera di commercio di Sondrio e imprenditrice.
L’obiettivo dell’indagine, svolta su un campione statisticamente rappresentativo di 2.000 imprese femminili e 2.000 imprese maschili appartenenti ai settori agricolo, manifatturiero e terziario, è stato quello di studiare i comportamenti delle imprese rispetto ai temi chiave della competitività, incentrati su management, asset intangibili, performance economiche, transizione digitale e green, al fine di fornire utili indicazioni anche per le policy da attuare in futuro.
Da questa indagine è emerso che il Mezzogiorno si sta dimostrando l’area dove è maggiore la presenza femminile nel tessuto imprenditoriale: a fronte di una media nazionale del 22%, nel Meridione le imprese femminili raggiungono il 23,7% del totale dell’area (oltre 494 mila imprese rosa in termini assoluti), laddove nel Nord la corrispondente quota supera di poco il 20% (551 mila); anche nel Centro, in realtà, le imprenditrici rivestono un ruolo piuttosto significativo, rappresentando il 23,1% del totale imprenditoriale della ripartizione (oltre 296 mila imprese guidate da donne).
Ma la Regione con la maggiore numerosità di imprese femminili presenti nel 2021 risulta essere la Lombardia, con circa 182mila imprese in rosa che rappresentano oltre il 36% del totale nazionale. Oltre alla Lombardia, il numero di attività al femminile è elevato in Campania (140.208), Lazio (140.088), Sicilia (116.722) e Veneto (97.293).
In conclusione, il rapporto di Unioncamere ha mostrato come nel secondo trimestre 2022, rispetto allo stesso periodo del 2021, il numero delle imprese femminili sia rimasto sostanzialmente stabile, crescendo di 1.727 unità (+0,1%). Il confronto con lo scorso anno mostra un incremento delle imprese femminili soprattutto nell’industria (+0,3%) e nei servizi (+0,4%), tra le società di capitali (+2,9%), nel Mezzogiorno (+0,6%), tra le imprese straniere (+2,6%).