Arrivano le Siiq, l’inquilino ringrazia

Arrivano le Siiq, l’inquilino ringrazia

 

Le società immobiliari quotate devono locare l’80% del patrimonio

 

Sono la versione italiana di un modello già sperimentato nel mondo anglosassone ed in alcuni paesi europei come la Francia. Istituite con un emendamento alla Finanziaria 2007, le Siiq dovrebbero (almeno secondo le intenzioni di chi le ha ideate) portare una ventata di novità nel mercato del mattone.

Si apprestano ad accumulare, nel giro dei prossimi quattro anni, un patrimonio tra i 10 ed i 13 miliardi di euro circa. Tale patrimonio sarà sottoposto ad una serie di vincoli abbastanza stringenti.

Innanzitutto, l’80% degli immobili della società deve essere dato in locazione. Inoltre, nessun socio può avere una quota superiore al 51% degli utili e dei diritti di voto nell’assemblea. Il capitale sarà dunque diviso tra molti soggetti. Tanto più che la legge ha fissato un altro paletto: almeno il 35% delle azioni di una Siiq deve appartenere a soci che non possiedano ciascuno più dell’1% dei diritti di voto nell’assemblea e dei diritti a percepire dividenti.

Sono poi stabilite regole anche relativamente al fatturato di dette società immobiliari: l’80% dei ricavi deve provenire da canoni di locazione e non da altre attività (come la compravendita di abitazioni).

Infine l’85% dei profitti annui dovrà essere distribuito tra i soci (sotto forma di dividendi) e non reinvestito.

Tutta questa serie di vincoli ha però una contropartita: i profitti delle Siiq saranno infatti esenti dall’Ires (l’imposta sui redditi societari) e dall’Irap (l’imposta regionale sulle attività produttive). Gli utili distribuiti verranno tassati soltanto con un’aliquota del 20%, come per le rendite finanziarie, destinate ad entrare in vigor